TRUCULENTUS

TRUCULENTUS 

Una cooproduzione con ArwenFilm per raccontare del Teatro e del suo doppio.

Un omaggio alla commedia Plautina‚ un attento lavoro che
introduce la formula dell’en travestì‚ ampiamente utilizzata
nella commedia dal ‘500 ai primi dell’ ‘800.
La condizione di incertezza per l’andata in scena genera un percorso parallelo alla trama dell’opera‚ fornendo materia e argomenti per un esilarante intreccio tra la vita del teatro e la tessitura della commedia.
La trama di questa opera – lavoro della tarda maturità plautina – risulta piuttosto complessa e sembra privilegiare‚ rispetto alla comicità immediata delle battute‚ quella più raffinata che deriva proprio dall’intricato evolversi della vicenda.
Largamente lacunosa‚ prende il titolo dal nome del rustico e brutale Truculento‚ “nome parlante” che in latino significava “zoticone‚ violento” – da cui poi in italiano “truculento”-‚ che si riferisce al carattere del personaggio‚ dapprima misogino ed infine sedotto suo malgrado dalla serva Astafio.
Gli altri personaggi‚ tutti corrispondenti ad un tipo umano‚ sono: Diniarco‚ l’adulescens‚ cioè il giovane di città; Stratofane‚ il soldato spaccone e Strabace‚ il contadino padrone di Truculentus. Tutti e tre sono perdutamente innamorati di Fronesio‚ una cortigiana ateniese. Minore importanza hanno Ciamo‚ il servo di Diniarco‚ la pettinatrice di Fronesio‚ varie altre figure di servi‚ il vecchio Callicle‚ mentre non può essere dimenticata Astafio‚ la scaltrissima serva personale di Fronesio.
I tre uomini‚ Strabace‚ Stratofane e Diniarco‚ si aggirano davanti all’abitazione di Fronesio‚ che è sempre pronta ad accogliere i suoi spasimanti‚ purché le portino grandi compensi in denaro: in apertura di scena è proprio Diniarco‚ il giovane di città‚ a lamentarsi del fatto che‚ appena conosciuta Fronesio‚ poteva godere dei suoi favori in esclusiva‚ grazie ai suoi poderi‚ ora invece‚ dopo aver speso tutto in regali‚ si ritrova soppiantato dal più ricco Stratofane. Diniarco viene a sapere che Fronesio sta tramando un inganno a danno di costui ‚ con l’aiuto della sua degna serva Astafio: procuratasi di nascosto un neonato‚ ella aveva finto di averlo partorito‚ per far così credere a Stratofane di esserne il padre e dunque legarlo a sé. Diniarco‚ dopo aver parlato a lungo con Astafio‚ ma deluso di non aver potuto chiarire la sua posizione con Fronesio‚ che si stava facendo un bagno‚ lascia la scena. Appena egli si è allontanato‚ ecco comparire Fronesio‚ che spiega al pubblico‚ rompendo “l’illusione scenica” ‚ come imbroglierà il soldato; non fa in tempo a terminare il suo discorso che irrompe sulla scena il borioso Stratofane‚ tutto pieno di sé perché convinto di essere il padre del bambino: Fronesio‚ però‚ lo tratta da ingrato e lo respinge in malo modo‚ perché‚ dopo i travagli del parto‚ egli – almeno a suo dire – non le ha portato regali degni.
Il soldato‚ che‚ uscito a sua volta di scena‚ si era in realtà nascosto lì vicino‚ assiste inorridito alla consegna di abbondanti regali a Fronesio da parte di Ciamo‚ accettati come pegno d’amore. Stratofane‚ dunque‚ ha un violento scontro verbale con Ciamo‚ durante il quale‚ benché sia armato di spada‚ è proprio il soldato ad avere più paura. Intanto torna dalla campagna Strabace‚ che‚ rubate venti mine al padre‚ porta la somma a Fronesio‚ di nascosto dal suo servo Truculentus‚ che odia le donne e gli sprechi del denaro di famiglia: persino Truculentus‚ però‚ alla fine della scena verrà astutamente sedotto da Astafio e fatto entrare nel “luogo della perdizione”‚ l’abitazione di Fronesio.

Le menzogne‚ però‚ hanno vita breve ed il vecchio Callicle‚ dopo aver torturato a suon di frustate una sua ancella e la pettinatrice Sira‚ viene a conoscere la verità: sua figlia ha avuto un bambino da Diniarco‚ neonato che poi è stato di soppiatto affidato a Fronesio‚ perché lo spacciasse come suo. Diniarco si fa subito avanti‚ promettendo di sposare la ragazza sedotta e chiede a Fronesio di restituirgli il suo legittimo figlio. La donna‚ dopo aver costretto Stratofane a pagarle un’ingente somma di denaro per il mantenimento del neonato che egli crede ancora essere suo figlio‚ prontamente restituisce il bambino a Diniarco‚ con una soluzione di riconoscimento‚ che accontenta tutti i personaggi: Strabace è al primo posto nelle grazie della donna‚ in virtù dei suoi regali‚ e Stratofane‚ mostratosi così generoso‚ conquista il secondo.
Anche se l’opera mostra un gusto comico‚ nelle sue battute‚ forse troppo distante dal nostro per ottenere ancora l’effetto di irresistibile ilarità che Plauto sicuramente esercitava sul suo pubblico‚ questa messa in scena risulta ugualmente pregevole‚ proprio per il tentativo – riuscito perfettamente – di far rivivere un mondo che affrontava già‚ più di duemila anni fa‚ gli stessi argomenti sui quali ancora oggi basiamo gli spunti più divertenti del nostro teatro comico : è sufficiente ricordare che il fulcro del Truculentus è proprio questa donna disinibita‚ Fronesio‚ che‚ pur dalla sua bassa posizione sociale (cortigiana)‚ tiene in pugno ben tre uomini‚ senza che nessuno di essi riesca mai a protestare efficacemente.
La modernità di Plauto risiede proprio in questa amara ironia misogina che permea l’intera trama‚ ingenerando negli spettatori maschi una sorta di autocompiacimento per non essere così sciocchi da farsi ingannare da una donna e‚ viceversa‚ nelle spettatrici l’orgoglio di appartenere allo scaltro genere femminile.
Potrà‚ dunque‚ essersi affievolito l’effetto comico delle battute‚ ma non l’eterna freschezza del messaggio umano cui Plauto continuamente allude‚ “strizzando l’occhio” al suo pubblico.
Nella nostra messa in scena corre parallela alla vicenda Plautina‚ ed è la storia di un “disastro” teatrale: la compagnia in meno di 5 minuti‚ viene a conoscenza che numerosi suoi attori sono andati via. Nell’imminenza del segnale ”chi è di scena”‚ la situazione precipita fino a far pensare che‚ probabilmente‚ non sarà possibile affrontare lo spettacolo. Ma il teatro nel suo raccontarsi attraverso situazioni ora umane ora rocambolesche‚ giunge ancora una volta ad una conclusione. Eleonora Brigliadori‚ ora Diniarco ora Fronesio‚ Sebastiano Tringali tramutatosi in vecchia Astafio‚ lo stesso direttore di scena‚ Cinzia Maccagnano‚ costretta in un sorprendente Truculento: questi gli elementi di una messa in scena totalmente dedicata ed asservita all’interprete e all’attore.


MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Sicilia

ArwenFilms- MDA Produzioni Danza
TRUCULENTUS
da Plauto

traduzione e drammaturgia
Tringali – Gatti
regia
Riccardo Diana – Aurelio Gatti
scene
Petrokos Usaja
costumi
Livia Fulvio
musiche
Aldo Azzaro

con
Eleonora Brigliadori
Sebastiano Tringali – Cinzia Maccagnano
e Riccardo Diana, Claudia Ferri, Manuela Lomeo