Nuova produzione: debutto previsto per l’Anfiteatro di Sutri‚ prima settimana di luglio‚ a seguire alla Villa Imperiale di Pausylipon a Napoli.
La vicenda del Minotauro un mysterium tremendum. Ci attira e ci respinge. è mirum‚ è admirandum‚ è fascinans; di fronte all’animalità e insieme umanità del mito‚ noi siamo colpiti‚ a un tempo‚ da tremor e stupor per usare la terminologia dotta «Che cos’è ciò che traspare fino a me e mi colpisce il cuore senza ferirlo? Timore e ardore mi scuotono: timore per quanto ne sono dissimile‚ ardore per quanto ne sono simile» (dalle Confessioni‚ Agostino).
Mistero del diverso‚ incompreso e inspiegato‚alieno e alienante‚ interamente avulso da quanto ci è familiare e noto. Pesa sul Minotauro il fato dell’innocente‚ dell’ innocentemente crudele‚ dell’essere incolpevole condannato dagli dei a essere crudele e insieme a essere colpito per quella crudeltà. Grava su di lui la colpa di lussuria della madre e del mondo; si manifesta in lui non solo il destino della bestia – che è quello di essere sacrificata – ma anche il prorompere della bestialità nell’uomo; bestialità che‚ in quanto tale‚ deve essere punita con la morte: ed è una morte insieme necessaria e ingiusta. Nel Minotauro infelice‚ abitatore delle tenebre inestricabili‚ si rilegge e si identifica la storia di un mondo femminile contemporaneo costretto : Arianna e il Minotauro‚ stessi protagonisti di un unico sentire.
E’ la storia del Minotauro‚ di Arianna‚ di Teseo e del labirinto. Con un particolare: Arianna affida il famoso filo a Teseo (qui un eroe sciocco e presuntuoso) non per aiutarlo ad uscire dal labirinto‚ ma per rivedere suo fratello‚ il Minotauro‚ del quale è innamorata. Arianna sa bene che il Minotauro può distruggere Teseo in un sol colpo. Ma il Minotauro‚ che è il “signore dei giochi” di tutti i giovinetti inviati nel labirinto per il presunto sacrificio‚ sceglie invece di farsi uccidere dall’arrogante eroe per ottenere sempre l’assoluta vittoria: popolare i sogni degli uomini fino alla fine del tempo.
Suggestioni da Minotaure et le nu (Le Viol) di Picasso :
Il Minotauro aggredisce una donna. La scena di violenza è resa ancora più drammatica dall’uso del disegno in bianco e nero. Sembra quasi che l’aggressività insita nell’uomo‚ trovi qui una problematicizzazione nell’antica coscienza del mito. Non è infatti un uomo ad aggredire quella figura femminile‚ ma il Minotauro: forza cieca ed istintiva‚ esso non conosce né il bene né il male‚ opera al di là di ogni morale o logica razionale. La cultura‚ l’educazione non possono nulla contro qualcosa che è nell’uomo da sempre‚ che è parte del suo essere biologico: “non si può andare contro la natura‚ essa è più forte dell’uomo più forte! Ci conviene andare d’accordo con la natura.” (Maurizio De Micheli).
La donna d’altra parte subisce questa brutalità e non è chiaro fino a che punto essa possa o voglia difendersi; la mano che allontana il violentatore sembra non avere energia e la donna appare quasi abbandonarsi ad esso. Aggressore e vittima‚ violenza perpetrata e violenza subita: la difficile dialettica di questi due poli sembra essere messa all’indice‚ a far risaltare l’ambiguità di un rapporto in cui la responsabilità non ricadrebbe da una sola parte. Discorso difficile da fare ed ancora più difficile da accettare. Il mondo diviso nettamente in buoni e cattivi è molto più comprensibile e controllabile‚ ma sappiamo pure che non rispecchia la realtà.
Proviamo ora ad estrapolare dalla prima impressione ricevuta e a non pensare che si tratti tout court della violenza di un uomo su di una donna. Ed infatti non è questo‚ perché altrimenti l’attore non sarebbe il Minotauro ma l’Uomo. Allora forse potremo vedere in questa figura‚ passibile di molte interpretazioni (per esempio Jung vede in esso l’archetipo dell’immagine materna divorante)‚ la brutalità istintiva‚ l’eros‚ la carica primigenia della natura‚ così come dell’uomo‚ che afferma con violenza il proprio diritto ad essere possedendo. Brutalità‚ violenza che può mascherarsi sotto mille facce‚ può prendere oggi quella del potere economico‚ politico‚ culturale‚ sessuale‚ razziale od anche tutte quante insieme. Una violenza che attraverso mille canali può entrare anche nella nostra vita. Allora anche ognuno di noi può esserne direttamente ed individualmente coinvolto. Come la donna aggredita dal Minotauro‚ quante volte anche noi di fronte a violenze più o meno plateali abbiamo saputo o voluto difenderci fino in fondo?
MIBAC
Ministero per i Beni
e le Attività CulturaliMda Produzioni Danza
in collaborazione con
Estreusa e Teatri di Pietra
Del MINOTAURO
da Cortazar e Durremantdrammaturgia e regia
Gatti/Maccagnanocoreografia
Aurelio Gattimusica
AA.VVScene e costumi
Capannone Molierecon
Carlotta Bruni, Rosaria Iovine
Rosa Merlino, Sara Rossicon
Cinzia Maccagnano
Carlo Vitale
Roberta Caroniadisegno luci
Stefano Stacchini