CALIGOLA

CALIGOLA 

Debutto a Ostia Antica‚ luglio 2013

CALIGOLA
da Camus
……Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole come ora. Semplicemente mi sono sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. […] è vero‚ ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo così com’è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna‚ o della felicità o dell’immortalità‚ di qualcosa che sia demente forse‚ ma che non sia di questo mondo.

Dal Caligola opera teatrale di Albert Camus‚ elaborato in diverse versioni dal 1937 al 1958. Testo incentrato sul delirio del potere‚ rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1945. Camus lavorò a questo testo nel corso di vent’anni – dal 1937 fino alla versione “definitiva” pubblicata nel 1958. La rielaborazione fu profonda: le tre stesure definitive presentano rilevanti differenze. Nella versione del 1941 acquistano rilievo i personaggi dello schiavo Elicone e del letterato Cherea‚ filosofo materialista che fa da antagonista allo stesso imperatore.
L’opera inizia con la scomparsa di Caligola in seguito alla morte della sorella/amante Drusilla‚ un personaggio chiave sul quale gravita la “trasformazione”dell’imperatore‚ che viene descritto dai senatori come un principe ideale: un condottiero‚ generoso e amato dal popolo‚ ma con un difetto‚ amava troppo la letteratura. La narrazione di Camus è molto veloce come la trasformazione dell’imperatore… Caligola è in preda alla pazzia ma con i suoi comportamenti influenza e mette nella condizione di interrogarsi : costringe a pensare ‚ mette in pericolo la normalità‚… il dramma di Camus si conclude con il discorso in cui Caligola comprende che la felicità è irraggiungibile ma anche il dolore non ha senso perché nulla dura a lungo. In questa sintesi la libertà perché non si è più soggetto ai ricordi o alle illusioni‚ ma anche la consapevolezza del “vuoto” : Caligola si rende conto di essere vuoto‚ non possiede niente‚ nemmeno la paura della morte dura molto e ciò che gli resta‚ come dice lui stesso‚ è solo “un grande buco vuoto nel quale si agitano le ombre delle mie passioni”.

La messainscena in forma di danza teatro‚ è scabra e tutta al femminile: Caligola ( in doppio con la figura della sorella/amante Drusilla) interpretato da Cinzia Maccagnano e Valentina Capone‚ Scipione ( il giovane poeta innamorato di Caligola) affidato alla giovane Roberta Rossignoli‚ due soldati/guardie ‚ quasi amazzoni (Carlotta Bruni e Rosa Merlino) e la devota e sacrificata sposa Cesonia (Luna Marongiu).
Cherea ( il senatore/filosofo che guida la congiura contro Caligola) è consegnato a Sebastiano Tringali‚ unica presenza maschile. Quindi sei donne e un uomo attribuendo alle prime la dinamica‚ la passione‚ la necessità di cambiamento‚ la determinazione ( seppure sfigurata e paradossale come quella di Caligola) e al secondo la staticità della forma‚ l’aspirazione ad una vita “felice” seppure tra mille compromissioni e un subordine costante ad un ordine sempre più estraneo… .Comunque Caligola non è – nè si può ridurre – alla “evidente” rappresentazione del potere.. molti temi come quello della libertà‚ della dignità dell’uomo e della persona‚ il rischio dell’omologazione sociale decontestualizzati dal periodo storico dell’autore‚ diventano qualcosa di più che una riflessione sul malessere contemporaneo… un grido lacerante e un Je t’accuse anche se proviene da un palazzo di marmo piuttosto che da una baracca da casba. Sotto alle parole e all’azione‚ la musica di Lucrezio deSeta‚ non colonna sonora ma altro personaggio: folla‚ senato e fin’anco luna.



MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Mda Produzioni Danza
con il sostegno
Centro Regionale Danza Lazio
Spazio Diamante – Residenza Coreografica –
Teatri di Pietra

CALIGOLA
da Svetonio e Camus

drammaturgia
Tringali/Gatti

regia e coreografia
Aurelio Gatti

musica originale
Lucrezio deSeta

scena e costumi
capannone Moliere

con 
Carlotta Bruni
Luna Marongiu
Rosa Merlino

e Valentina Capone
Cinzia Maccagnano
Roberta Rosignoli
Sebastiano Tringali
e quindici anziani senatori

luci
Stefano Stacchini