spettacolo teatrale

INCANTOSCANTU 

… quando ancora era dato amare‚ la donna mi raccontò delle persone che usavano una espressione ” agghiurnò” e “scurò” a segnalare l’arrivo dell’alba o della sera… espressione secca‚ capitale‚ definitiva che non si conclude nella costatazione… si è fatto giorno…. è notte‚ ma si estende a tutto quanto accade: nessun giudizio‚ nessuna valutazione‚ nessun pensiero. Solo l’esattezza del reale e del procedere di qualche cosa di più grande delle mille realtà singolari e di appartenenza…. Nessuna alternanza o ciclicità.. e in ” agghiurnò” e “scurò” ebbi la percezione del tutto – per quanto dolorosa o gioiosa fosse.

Da questo sentimento nasce Incanto e Scanto che mostra uno spazio ‚ forse museale‚ come tanti‚ ridotto a non luogo‚ due donne statue‚ due donne viventi‚ un musicista‚ un terzo e forse un’altro.
Una distesa d’acqua non distante‚ la si vede da una finestra.

Ci si sta lavorando…
I personaggi non rappresentano nessuno‚ sono astrazioni dl’uomo‚ che non riesce più a vedere e a sentire “l’invisibile”‚ che ha rotto i contatti con il metafisico‚ o con Dio‚ o semplicemente con la propria storia e non sa più offrirsi al definitivo ” agghiurnò” e “scurò” . Non sono testimoni perchè è stata inebetità l’ idea di futuro o di passato‚ di slancio o di ritorno‚ perchè smarrito è il punto di partenza ….. Sono i protagonisti di un mondo disarticolato e insignificante‚ tanto intriso di quotidiano da non non poter – più – accostarsi al reale.
Le donne statue‚ pietra/materia prim’ancora che simulacro… una distesa d’acqua poco distante … il suono… sono il reale tralasciato‚ reso marginale‚ quasi un fuori scena – specchio – in “presa diretta” di quanto accade in scena.
Per ri -tornare al reale bisogna rifarsi al mito che non è il contrario della realtà‚ ma il racconto/ ri­velazione di qualcosa avvenuto all’essere…. Il mito che non è stato abolito del tutto‚ che è stato cacciato nelle oscure zone della psiche‚ o in attività secondarie e irresponsabili della società‚ diventa il tramite per ritrovare il reale.
I linguaggi di questa messainscena sono la musica ( di Lelio Giannetto)‚ un idioma teatrale intriso di dialetto tutto suono/ fragore/ azioni‚ una lingua antica simile a quella che immaginiamo fosse di Omero ( quello di Franco Scaldati)‚ il verso omerico e di Ovidio‚ la fisicità degli interpreti .
>… Con le parole puoi uccidere o anche salvare‚ puoi comunicare o evocare formule magiche‚ a patto che le parole poi svaniscano‚ che tornino a essere suono» afferma Scaldati ….

e quindi abbandonare la realtà a favore del reale ‚ che restituisce sensibilità all’umano‚ significato ai luoghi‚ senso al linguaggio .

u temporal’allaga ‘interu munnu‚
spezza u fragile mur’ a casa mia…
annega i sospiri…


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Mda Produzioni Danza
in collaborazione con Amici della Musica

INCANTOSCANTU
da Scaldati, Ovidio, Mircea Eliade
drammaturgia
PetroKos Usaja/Aurelio Gatti
Marta Cirello

regia e coreografia
Aurelio Gatti

musica originale
eseguita dal vivo

Lelio Giannetta 

scena e costumi
capannone Moliere

con 
Marta Cirello,
Tiziana D’Angelo,
Salvatore Pizzillo