spettacolo teatrale

LA DUNA E IL FALCONE 

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI MDA PRODUZIONI DANZA in coproduzione MED MEDIA Foundation

LA DUNA E IL FALCONE

idea e drammaturgia
Sade Batyne e Aurelio Gatti

Opera di danza-teatro e canto‚ è nata dall’incontro tra l’autore e regista Sade Batyne e Aurelio Gatti durante lo studio sul patrimonio archeologico e monumentale della Giordania e dell’Italia. Nell’affrontare la questione di come restituire a questi siti “centralità” per una ritrovata cultura mediterranea‚ è nata l’idea di uno spettacolo che raccogliesse e proponesse il “senso ” di quei luoghi di storia. L’Agorà di Morgantina‚ il Tempio di Hera di Selinunte così come la cittadella di Petra o di Jerash hanno ispirato‚ al di là di ogni considerazione artistica o scientifica‚ l’idea di una spiritualità che va ben oltre le vicende e che dalla storia trae quell’unicum proprio dell’identità mediterranea. Attraverso l’arte del Falcone‚ punto di incontro tra il mondo cristiano e quello arabo ‚si dipana una visione in cui lo scontro segue le sottili linee del confronto‚ e l’integrità dell’uomo passa attraverso la sua appartenenza alla terra e al cielo.

La testimonianza più antica è un basso rilievo che illustra un falconiere con il suo falco trovato nelle rovine di Khorsabad‚ e che risale al regno del Re Assiro Sargon‚ intorno al 750 a.C. In Europa fu introdotta probabilmente dalle popolazioni che l’invasero‚ forse dagli Sciiti o dai S’armati che cavalcarono in Europa dalle steppe della Russia‚ e certamente era praticata dagli Unni di Attilla. In seguito la falconeria raggiunse il culmine come “istituzione” nella società medioevale sia nell’Europa Cristiana sia nell’Islam. I più antichi trattati di falconeria risalgono al VII-VIII secolo‚ e furono scritti (in lingua araba) alla corte di Baghdad su volere del califfo al-Mahdì ‚ con il titolo di “Al Gitrif Ibn Qudama Al-Gassani” ( “Trattato sul volo degli uccelli”). Un insieme di culture risalenti da diverse etnie Bizantine‚ Persiane‚ Turche‚ Indiane. Quattro secoli dopo‚ l’Imperatore Federico II di Svevia avrebbe fatto tradurre dall’arabo in latino‚ il trattato”Moamin e Ghatrif” (stessi contenuti del trattato sopraccitato‚ con titoli diversi) senza che si sappia come o dove egli se li fosse procurati. Oltre all’apporto naturalistico e alla stupefacente quantita’ di dati originali (Momin e Ghatrif)‚ il trattato di Federico contiene anche alcune personali opinioni sull’uomo e sul suo rapporto col mondo della natura. Il falconiere ideale corrisponde “al ritratto dell’uomo completo‚ quale l’Imperatore lo immaginava”: un uomo dedito solo all’arte venatoria‚ alla quale subordina la fame‚ la sete‚ persino il sonno. Tralasciando le indispensabili cognizioni pratiche‚ si esigeva che possedesse una perfetta padronanza di se’‚ solida intelligenza‚ acuta memoria‚ coraggio e tenacia‚ tutte qualita’ capaci di fare un elemento adatto anche a superiori servizi di Stato: e lo dimostra appunto il fatto che molti grandi funzionari imperiali si esercitarono in gioventu’ al duro tirocinio della falconeria. Per il falconiere – scrisse Federico – ” ogni cosa deve nascere dall’amore che egli portera’ alla sua arte “. Un’arte‚ cosi’ spesso egli la definiva‚ che esige un perfetto esercizio‚ intendendo con cio’ la necessita’ e la forza di domare‚ con la sola superiorita’ dello spirito‚ gli uccelli rapaci‚ gli animali piu’ liberi e nobili del creato. 


MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

MDA PRODUZIONI DANZA
in coproduzione MED MEDIA Foundation

LA DUNA E IL FALCONE

idea e drammaturgia
Sade Batyne e Aurelio Gatti

coreografia
Aurelio Gatti

costumi
Giusi Giustino

disegno luci Stefano Stacchini
danza
Gianna Beduschi, Paola Bellisari, Monica Camilloni,
Annalisa D’Antonio Eugenio Dura,
Gioia Guida, Giovanni Palmieri

con Tiziana D’Angelo,Raffaele Gangale

musiche della tradizione arabo andalusa,
arrangiamenti EcoVanaVoce
Paolo Fontana, Fabio Lorenzi,
Carlo Travierso e Mohamed Abdalla