spettacolo teatrale

MAGNIFICAT

25 MAGGIO 1999‚ TEATRO CARCANO _ Milano

MAGNIFICAT

Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli
ma non avessi amore‚
sarei come rame risonante o squillante cembalo.
Se io avessi dono di profezia e conoscessi ogni mistero‚
se possedessi la scienza o avessi fede da trasportare i monti ma non avessi amore‚
non sarei nulla.
Se distribuissi i miei beni per nutrire i poveri‚
se dessi il mio corpo ad essere arso e non avessi amore‚
non gioverebbe a niente.
L’amore è paziente e benevolo‚ non conosce invidia;
l’amore non si vanta‚ non si gonfia‚
non cerca il proprio interesse e non sospetta il male‚
ma gioisce con la verità.
L’ amore crede ogni cosa‚ spera ogni cosa‚ sopporta ogni cosa.
Le profezie verranno abolite‚
le lingue cesseranno‚ la conoscenza stessa verrà abolita.
L’amore non verrà mai meno.

Una gigantesca colonna lignea (opera di Lucien Bruchon) al centro è l’unico ingresso e quindi la sola uscita dalla scena; i costumi (di Antonio D’Amico) stigmatizzano la atemporalità della vicenda conferendo contemporaneità all’azione e immediatezza ai significati di quanto succede. Le immagini‚ che si sequenziano come flash back tra un presente ignoto e un ricordo difficile da decifrare‚ sono scandite dalla musica affidata ad un quartetto d’archi (creata da Patrizio Marrone). Quindi i danzatori e l’attore‚ interpreti di una storia raccontata e conosciuta‚ personaggi di una iconografia vastissima‚ eppure in grado di restituire quella sorpresa – lo stupore -per un fatto che rivive perpetuandosi‚ che si diffonde per esperienza intima e diretta‚ che si manifesta come una dinamica del sentimento. Idealmente ispirato ad un soggetto cinematografico‚ degli anni ’70‚ mai realizzato di Ennio Flaiano‚ Magnificat è un lavoro dedicato all’uomo – tutti gli uomini – e alla sua integrità‚ alla capacità di adesione alla vita‚ intendendo questa come straordinario momento della conoscenza e dell’esperienza. Si è usato l’avverbio “idealmente” perchè in realtà la lettura di questo soggetto è avvenuta a lavoro quasi terminato‚ poco prima della messinscena della crocifissione e dell’epilogo; d’altro canto la nitidezza e la semplicità analitica e drammaturgica di Flaiano nel trattare un tema della fede prima ancora che della Storia‚ corrispondeva al nostro sforzo di portare a termine un teatro-danza che nulla concedesse alla sacra rappresentazione o‚ in senso inverso‚ alla umanizzazione del personaggio di Cristo. Figlio di Dio e allo stesso tempo della donna Maria‚ la sua vicenda è innanzitutto la storia dell’umanità che approda all’idea della vita e della morte attraverso uno straordinario sentimento di comprensione e di armonia – con il mondo – con l’universo dei viventi. Cristo divino o Gesù umano‚ comunque un motore‚ un elemento dirompente‚ una testimonianza che si propaga e si diffonde ora raccogliendo‚ ora generando energia – sentimento – dinamica. E’ un fenomeno stupefacente e dallo stupore parte la nostra storia: dieci danzatori sono i protagonisti della vicenda e un attore – il volontario testimone: non un cronista nè un narratore‚ ma un autentico uomo stupito che convive con una umanità che agisce il sentimento. Egli si appella alle Antiche Scritture‚ ricorda le testimonianze diverse e difformi dei Vangeli‚ cita le diserzioni della scuola di Alessandria‚ ma per tutto quanto gli avviene sotto gli occhi non trova risposte‚ prova solo sgomento…


MDA Produzioni Danza

MAGNIFICAT

regia e coreografia
AURELIO GATTI

musiche originali
PATRIZIO MARRONE

Costumi
ANTONIO D’AMICO

Scene
LUCIEN BRUCHON

con
Claudia Zaccari
Guido Pistoni

Gianna Beduschi, Paola Bellisari
Monica Camilloni, Gioia Guida
Giuseppe Bersani, Angelo Giannelli
Dominique Portier

e la partecipazione
Luciano Roman /Sergio Sivori 

Esecuzione dal vivo
Antonio Pellegrino – 1°Violino
Orchestra da Camera-Scuola Musicale Comunale di Viterbo

Disegno luci
STEFANO STACCHINI