dal 18 marzo 1999 -TEATRO LA COMUNITA’‚Roma
in collaborazione con LA PARANZA
IONICA
Il mistero‚ il viaggio‚ il canto
Ionica‚ via marittima che conduceva dalle coste greche alle terre della Magna Grecia‚ Ionica‚ ispirazione di un poeta e di un testimone quale Costantino Kawafis‚ Ionica‚ infine‚ come suono femminile‚ formula magica che meglio di altre riassume ed esalta il sapore e le intenzioni di questo spettacolo.
Quattro musici‚ due vecchie cieche‚ altre due donne‚ un cerusico – cerimoniere e l’uomo Odisseo colui che “è caro agli uomini per tutte le astuzie” e “la cui fama arriva fino al cielo”. Questi sono i protagonisti della nostra vicenda‚ la rievocazione di un eroe con tutte le debolezze e i dubbi dell’uomo e‚ forse per questo‚ contemporaneo alle ansie e alle tensioni di ogni uomo in ogni epoca. Ulisse si è imposto alla memoria collettiva per il coraggio‚ la tenacia‚ la fedeltà a se stesso‚ la lucidità ed il realismo nel giudicare uomini e cose‚ la capacità di governare i propri forti sentimenti; ma è anche l’uomo di mare che sa sopportare e‚ per questo‚ la sua fama risulta essere popolare tanto che del personaggio Ulisse esistono numerose versioni tante quante le etnie che si affacciano nel Mediterraneo. La capacità di affrontare sofferenze e traversie pur di fare ritorno alla propria terra può accomunare molti uomini‚ ma solo in Ulisse il viaggio risulta essere una modalità necessaria ‚ una condizione in cui spazio e tempo non sono più misure dell’agire‚ ma semplice scansione‚ ritmo‚ battuta.
In Ionica non c’è solo la rievocazione poetica: l’azione corre diritta verso una drammaturgia di confronto dove l’uomo Odisseo è posto al giudizio di Circe‚ Nausicaa‚ Calipso‚ Penelope – donne la cui vita è intreccia saldamente con le vicende dell’eroe tanto da esserne ora la causa ora l’effetto. Si assiste al rito della memoria‚ del processo‚ del teatro: in una spazio delimitato da un coro ligneo‚ sono stati convocati tutti i personaggi: il cerimoniere – corifeo – dà inizio al processo in cui si alternano le testimonianze oculari (del racconto in prosa)‚ i ricordi (delle poetiche) e i sentimenti (del canto). Le cieche‚ più che un omaggio al poeta Omero‚ sono le vestali del cerusico‚ conoscono le procedure di siffatti processi‚ eterne e per questo onniscienti della vicenda umana‚ assurgono a strumento stesso della memoria.
Accanto a loro due protagoniste danzano. Sono tutte le donne che hanno trattenuto l’uomo e anche tutte quelle che hanno acconsentito alla sua partenza‚ non soffrono di dualità‚ di imbarazzo‚ di paradossali contraddittorietà: Penelope e Circe‚ declinate all’infinito nel proprio sentimento‚ sono capaci di aderire all’uomo e alla sua storia senza riserve‚ sono in grado di condurre l’amore quanto l’odio a pulsioni vitali. Non devono raccontare o ricordare‚ sono state e saranno il devoto amore‚ la possessione‚ l’ansia‚ l’ira‚ l’attesa‚ la passione……
Ed in fine i musici che‚ posti in posizione dominante‚ sono il coro che srotola la vicenda fornendone gli ambienti e gli umori‚ ora interlocutore dell’azione ora silenzioso testimone degli avvenimenti.
Per quanto si può riferire della messa in scena si è lavorato per racchiudere in un’ unica cornice spettacolare la vastità delle suggestioni e dei materiali prodotti ed elaborati. Si è proceduto attingendo alle forme della rappresentazione popolare del Mediterraneo‚ alla musica etnica‚ all’inno‚ giungendo sino alla prefica rituale. La danza e il movimento coreografico‚ in questo contesto‚ diventano la matrice pregnante dell’azione‚ il terreno naturale per l’incontro e lo sviluppo di tutte le istanze elaborate e proposte.
Nigrame‚ antico canto sefardita (ebrei spagnoli) è un canto di addio.
Kopeniza‚ ballo guerresco proveniente dalla tradizione macedone ‚ si rifà alle danze moresche del mediterraneo.
Bambabilamba‚ quasi il canto sciamanico dell’aquila è di ispirazione sarda.
Talassaki‚ da un antico canto greco ha per oggetto il mare ed è quasi un esorcismo del timore dell’uomo verso questo elemento.
Barberia‚ di origine grecanico/salentina narra della ribellione della donna davanti al proprio uomo.
Marammaje‚ di origine abruzzese riferito alla regione di lingua greco – albanese‚ è un canto funebre.
Rebetika‚ propria dell’area greco – macedone e della penisola calcidica. Era la musica urbana nata a Cavazzo tra ‘800 e ‘900. Anche musica degli emigranti. Un equivalente greco del Tango.
MDA Produzioni Danza
in collaborazione con LA PARANZA
IONICA
Il mistero, il viaggio, il cantoregia e coreografia
AURELIO GATTImusiche
LUCIANO BELLINI, NANDO CITARELLAtesti
NANDO CITARELLA, TONINO GUERRA
e della tradizione popolareCostumi
SANDRO VIGOscene
LUCIEN BRUCHON, AURELIO GATTIcon
CRISTINA AMODIO/PAOLA BELLISARI
CLAUDIA ZACCARI
DOMINIQUE PORTIER
e
NANDO CITARELLATIZIANA D’ANGELO – FEVER
VALERIA EMANUELE – WASSERI MUSICI DE LA PARANZA
Raniero Bassano, percussioni
Fabio Lorenzi, chitarra
Carlo Travierso, flauti
Marcello Fiorini, fisarmonica