INFINITI MONDI- 2020

nell’ambito del progetto speciale #primigenietrasformazioni #terzostep

 MDA Produzioni Danza – TTR Il Teatro di Tato Russo
INFINITI MONDI
da Giordano Brumo

drammaturgia M.Brancaccio /A.Gatti

regia e coreografia  Aurelio Gatti

costumi Marina Sciarelli Genovese

con Mario Brancaccio e Carlotta Bruni, MarieClare Graneri, Rosa Merlino, Paola Saribas

‘Di maniera che non è un sol mondo, una sola terra, un solo sole’.

Con queste parole Giordano Bruno traghettò l’umanità verso il futuro.

Gli costò il rogo, ma il suo ostinato indagare seminò l’idea di una molteplicità di genti, pensieri e mondi coesistenti nella contemporaneità del tempo. Solo dopo, Giordano Bruno è divenuto il simbolo della possibilità della libera espressione, libertà per la quale si dispose a morire. Forse proprio allora il pensiero – in termini sia di speculazione e ricerca che di riflessione dell’essere umano su sé stesso – intraprese una nuova strada, una nuova vita che poi sarà chiave di volta della coscienza morale moderna.

Eppure, ora che abbiamo prove non solo di innumerevoli soli ma di probabili mondi, ora che viviamo in un’era capace di connettere ogni singolo individuo in qualsiasi regione si trovi, sembra sfumare quella auspicata coscienza di essere parte significativa di un unico grande tempo-azione. (Ché se infiniti sono i Mondi e le galassie, l’uomo non può essere il privilegiato del creato. Tantomeno lo è un unico popolo, appartenente alle molteplici e poliedriche varietà o “razze” umane…)

Con la forza e la novità della sua ricerca, in bilico tra l’intuizione e la teoria, affermava un paradigma scientifico e culturale, in cui la “prova” dei fatti era importante ma/se “subordinata”, successiva alla “visione”. Il frate Nolano – capace di attraversare tutta l’Europa culturale del suo tempo, di affrontare papi e re – pare invece oggi rischiare d’essere sfigurato in una speculazione tuttologa dai tratti indistinti, ridotto a icona tra il gotico e l’esoterico.

Cosa fa di Giordano Bruno materia di teatro?

Oltre “Il Candelaio” e l’incontro con letterati e scrittori tra cui Shakespeare , è innanzitutto quella «filosofia virile e impaziente tutta piena di ‘furor eroico’ per la ricerca del vero, e di ‘fastidio’ per i perditori di tempo» che fa di Giordano Bruno argomento e ingrediente del Teatro. Quell’urgenza di fronte all’evidenza, l’irrefrenabile sete di indagine, la forza di scolpirsi addosso quesiti e sentimenti, anche contrastanti, a costo di perdere ogni salvifica soluzione.

Una filosofia e una corrispondente “azione” che scompaginano ogni tradizione e consuetudine mettendo al centro l’irriducibilità e la natura di ogni singolo elemento. Riportando ogni più piccola cosa (minuzzaria) alla concretezza della Materia «generatrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza».

Giordano è materia

Quella stessa materia che pone come “principio”, la verità dell’essere-tutto, nel pluralismo delle sue infinite possibilità di esistenza.

Essere-Materia-Natura. Sostanza e Struttura del Tutto. Composizione e scomposizione continua di aggregati di atomi.

Questa sapienza/conoscenza del proprio compito e del proprio destino , la percezione del Tutto, il suono dello straordinario divenire che si compone nel presente e del presente , nel nostro tempo pare invece essere una maledizione. Questa nostra epoca così dedicata alla “specialistica funzionalità” dei suoi viventi, capace di trasformare esperienze plurali in una tabella di metadati, di ridurre sino all’estinzione ogni materia/umanità non utile, è l’habitat in cui oggi si troverebbe a confrontarsi il Nolano.

“Maleritto me” è il mantra di INFINITI MONDI: non una invocazione ma una sommessa e dolorosa affermazione che si perpetua …..

In scena il Maledetto – Mario Brancaccio , e gli Infiniti Mondi Carlotta Bruni, MarieClare Graneri, Rosa Merlino e  Paola Saribas