PAESAGGI ESTINTI / primo studio

 

appunti di PAESAGGIESTINTI

MDA Produzioni Danza

con Carlotta Bruni, Rosa Merlino, Luca Piomponi e Mario Brancaccio

Il paesaggio viene confuso col la dinamica del presente
e diventa un assoluto da vivere con la massima intensità,
non perché questa intensità procuri gioia,
ma perché promette di seppellire l’angoscia
che fa la sua comparsa ogni volta
che il paesaggio assume i contorni del deserto di senso.

Se è vero che paesaggio è dove spazia la totalità della vita,
con le sue forme visibili e invisibili, materiali e non,
l’assenza di gerarchia nella visione
( un po’ per incapacità e un po’ per un disimpegno diffuso),
impedisce di cogliere …. paesaggio ma anche vita.

I luoghi vengono attraversati e l’unico punto di vista privilegiato è quello accidentale ed occasionale dell’attraversamento, il paesaggio diviene transito, e come tale “è uno spazio privo delle espressioni simboliche di identità, relazioni e storia “.

Il paesaggio è fatto di luoghi e se “I luoghi non muoiono – racconta qualcuno – di contro Wim Wenders avvisa dell’abuso del paesaggio «capita che la personale storia precluda lo sguardo sul paesaggio. Si vede soltanto la propria invenzione. Il paesaggio sullo sfondo viene solo sfruttato, nel senso proprio della parola. “ e diventa parte di un mosaico narrativo esclusivo che prevede la sola relazione tra il luogo e l’individuo, non tra gli individui all’interno di quel luogo/paesaggio.

È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
— Fernando Pessoa