Primigenie e (tras)formazioni _ progetto triennio 2018/2020

Primigenie e (tras)formazioni

Il progetto MDA per il triennio 2018-20 è incentrato sul complesso tema del “cambiamento”, tanto nella sua accezione individuale (di sviluppo/ evoluzione o caduta/ regressione dell’essere umano) quanto collettiva (le transizioni della Storia, viste da un oggi che – ormai lontano dalle “magnifiche sorti progressive”, sembra temere il domani). Un tema attualissimo ed estremamente sfidante: per l’ampiezza delle implicazioni (sociali, filosofiche, artistiche…), perché pretende un’elaborazione dell’attualità che proponga uno sguardo “altro” sulla realtà stessa. Perché, pur nell’ambito che ci compete della danza/ teatro, è un tema che implicitamente richiede (come meglio diremo in seguito) “modalità” non ordinarie di ricerca, di “forme” della rappresentazione, di luoghi della performance.
Il titolo ne chiarisce e sintetizza l’ambito di ricerca: gli esseri umani dal “tempo dei tempi” (e ciascuno degli spettacoli del progetto ha un riferimento nel mito/ nella leggenda) anelano ma paventano il cambiamento: l’indefinitezza del tempo della transizione – dal “prima” al “dopo” – accelera il ritmo del suo agire; l’incertezza sulla “forma” che il “dopo” prenderà, li rende ebbri di voglia di “compimento”.

 

Cambiamenti , svolte sociali, migrazioni , colori delle mutazioni, sono i temi più diffusi e ricorrenti di questa epoca e danza, teatro e musica se ne fanno ora testimoni e ora interpreti e con esiti differenti . La latitanza dei riferimenti “solidi”; gli “enzimi” valoriali/ ideali/ di appartenenza che percepiamo dissolversi ; un mondo liquido in cui l’unica certezza è l’incertezza, per usare l’espressione coniata da Zygmunt Bauman, sono il contesto. Il fenomeno è esteso, globale e – per quel che qui ci interessa – ha investito pienamente la creazione artistica : l’inizio di questo “slittamento” si può far risalire all’affermarsi di quella corrente detta post-moderno (peraltro termine “ombrello” sotto cui si affollano diversi fenomeni, dall’architettura alla filosofia , dalle arti figurative ai linguaggi ..) . Il postmodernismo – che ha segnato la crisi delle “grandi narrazioni”e della loro ambizione di poter sovrapporre al mondo un qualche “modello” (di ordine o disciplina o ideologia…) – si è dedicato a una rivisitazione ludica o ironica del passato, e in vari modi (forse per la sua caratteristica più “reattiva” che “propositiva”) si è intersecato con le pulsioni più estreme e nichilistiche.
L’irruenza di questo fenomeno non si è conclusa.

Ma , con MDA, ci piace aderire ad un superamento, tanto della dimensione “ideologica” che “nichilista”, prendendo qui spunto da quanto scrive Heiner Müller nel suo Filottete: «Ascolta come il silenzio interrompe il tuo discorso». C’è un silenzio che precede sempre il parlare. Uno spazio, un mondo che ci preesiste. Si tratta di percepirlo.
Quello spazio, quel mondo è l’ambito da cui si è partiti.
Il progetto nasce dall’esigenza – che accomuna tanto gli autori quanto gli interpreti – di recuperare alla contemporaneità una ricerca – espressiva/ di codici/ di linguaggi – (ri)fondata sulla componente più vitale e necessaria del teatro stesso: la rappresentazione delle dinamiche interumane. Che renda al pubblico la possibilità di una riflessione sui fondamenti di tali dinamiche: l’essere umano, il suo corpo, il suo agire.

Ci piace definirlo un teatro “sostenibile”, intendendo con questo termine la sua vocazione ad armonizzare l’attualità – oggi attraversata da flussi complessi di informazioni, da profondi mutamenti sociali, da riverberi continui di tensioni globali – con il rispetto del “sistema-umano” che, per quanto evolva in una prospettiva storica, è fatalmente fedele alle sue caratteristiche specie-specifiche di un essere, di un corpo capace di esprimere immaginazione, pensiero, creatività.
E la nostra proposta/risposta – per la specificità dell’ambito di ricerca che da quarant’anni impegna l’attività artistica di MDA – non può essere data che attraverso il linguaggio del corpo-in-movimento, nella performance.

La performance, per il lavoro che MDA svolge, è l’atto finale di un percorso.
Un percorso che origina con la messa-in-scena: il testo/ la coreografia/ la regia si realizza come momento di “sintesi” artistica delle riflessioni che l’autore deriva dalle sollecitazioni dell’attualità e propone agli interpreti, che la metabolizzano e la rappresentano. Una sintesi che libera l’idea della rappresentazione dal “superfluo” – dalle istanze meramente teoriche/astratte o contingenti – per ricondurla alla “concretezza- naturalità” del corpo-scenico, dell’atto.
Poi, il laboratorio: momento in cui la messa-in-scena viene “rielaborata” attraverso la condivisione con individui diversi (altre professionalità o non-professionisti; allievi o pubblico…) che, prendendo “spunto” dallo spettacolo cui hanno assistito, sono stimolati e stimolano un approfondimento, se non una vera e propria reinterpretazione. Individui diversi ma anche luoghi diversi; è infatti “tipico” del nostro lavoro la realizzazione di spettacoli in spazi dalle molteplici “fisionomie”: dagli antichi Teatri di Pietra, ai Parchi Archeologici disseminati di antiche vestigia; dai Teatri Classici, “tradizionali”, ai luoghi allestiti per le rassegne di ricerca più d’avanguardia.
Solo infine – e solo così – la performance, pregna dei contributi ideativi e concreti raccolti durante il tragitto e nelle diverse rappresentazioni, si realizza come un “andare in scena” reale, vero: ultimo atto di un percorso di ricerca dei singoli interpreti come degli autori, inclusivo dei risultati della ricerca, della sensibilità, di tutti.

Il risultato atteso : Un’idea di danza/ teatro che rifugge ogni sua autoreferenzialità artistica per (ri)diventare un medium straordinario: tra comunità/spettatore e territorio/memoria; Una danza/ teatro capace di emozionare poiché ciascuna “azione”, ogni “atto creativo” che pone nella realtà comporta una assunzione di responsabilità e una proposizione di cambiamento della realtà stessa. Un idea-progetto per indagare tra il naturale e l’artificiale, tra realtà e rappresentazione, sollecitando la coscienza dello spettatore ad entrare a far parte di un “ecosistema culturale” in cui memoria e divenire vengono metabolizzati ,
trasformati in esperienza più etica che estetica.

 

Le attività del Progetto per il 2018
Come evidenziato nelle linee generali, il progetto sviluppa ogni singola fase, secondo un percorso metodologico :
messainscena-laboratorio-performance.

Per il 2018 sono state programmate:
• – messainscena di due creazioni originali di danza- teatro e musica per non meno di 15 eventi realizzati in
site-specific in sei regioni: Lazio, Campania, Sicilia, Toscana, Puglia, Piemonte:

– DAPHNE , una drammaturgia dalle Metamorfosi ovidiane di Aurelio Gatti per tre danzatori: Rosa
Merlino, Carlotta Bruni e Luca Piomponi. La Ninfa che per sfuggire da Apollo , invoca la
trasformazione in alloro, ci introduce ad una mutazione arcaica, quasi un rito “involutivo” pur di non
alterare o contaminare il contenuto e il significato originario .

– DIMMI TIRESIA , scritto e interpretato da Luisa Stagni, attrice e autrice non vedente, con il
maestro di percussioni Massimo Carrano e i danzatori Lucrezia Serafini e Luca Piomponi.
Il mito delle trasformazioni uomo/donna/uomo e la conseguente cecità, che diventa strumento di
conoscenza. La cecità è compensata dalla veggenza, il potere di “vedere” ciò che accadrà senza per
questo poter incidere sugli eventi. Il Paradosso e lo Smarrimento della mutazione .

• – attività seminariale e laboratoriale , di approfondimento e focalizzazione dei temi individuati
per le creazioni e suscitati dalla messa in scena:
– Seminario (scrittura drammaturgica/teatro/danza) ”Tiresia il non Vedente” su l’impiego di interpreti
ciechi e ipovedenti nella creazione della messainscena: approccio al testo scritto/ visualizzazione
dello spazio scenico/ della scena e su la scena: le relazioni / il corpo agito e il corpo agente .
con l’attrice e drammaturga non vedente Luisa Stagni e Luca Piomponi danzatore. In
collaborazione con Associazione Decima. Rivolto a max 10 partecipanti interpreti
professionisti vedenti e non vedenti).
– Seminario “Le dinamiche del corpo e la metamorfosi dello spazio.” Nasce dalla ricerca su le
dinamiche del corpo che interagisce con lo spazio circostante modellando la materia che lo riempie.
La costruzione e ripartizione dello spazio da vita a forme che sono in grado di influenzare e propagarsi
in altre forme, suggerendo e confrontandosi, con una forma ideale, la forma simbolica, con cui si
genera un rapporto di continua reciprocità tra corpo e spazio. Quando si interrompe questo dialogo
si generano fratture di senso che interrompono – irrimediabilmente – il significato del corpo scenico.
con Aurelio Gatti, coreografo. condutoori Rosa Merlino ( per la danza) Sebastiano Tringali
(la Voce nel Mito ).In collaborazione con Circuito Danza Lazio .
Rivolto a 12 partecipanti professionisti e a max 8 frequentatori .
Il laboratorio è ospite del Parco Archeologico di Selinunte

– Laboratorio “L’Orecchio di Dioniso” pensato per coloro i quali , sebbene in possesso dei propri
cinque sensi, hanno come attutito, intorpidito gli altri quattro per assegnare solo alla vista, agli occhi,
il gravoso compito, quasi impossibile , di ricevere e di passare le corrette informazioni al cervello. La
cecità è una metafora della nostra società, non è disabilità, non è sottrazione, ma la conseguenza di un
eccesso di input, bersagli ipnotici e invadenti, informazioni distorte dagli eccessi visivi ; la quiete
del buio apre l’ascolto. Ascoltare lo spazio, le distanze, i suoni, gli odori, l’aria, gli ostacoli.
Rivolto a professionisti e non , anche ai non vedenti o ipovedenti di qualunque età maggiore di
quindici anni. Sei giorni intensivi con incontri di quattro ore giornaliere.
con l’attrice e drammaturga non vedente Luisa Stagni .Il laboratorio è ospitato nei locali
della Casa delle Consulte ,a Spinaceto, quartiere popolare della periferia Roma sud.

– Laboratorio “Occhi di-versi ” rivolto ai giovanissimi, sul tema della diversità culturale ed etnica:
saranno incoraggiate la consapevolezza e la creatività per arricchire il vocabolario di movimento nel
rispetto dei tempi e della singolarità di ognuno. Un laboratorio dedicato a favorire la socializzazione e
la copresenza delle diversità, sperimentando creativamente le possibilità espressive. Ruolo centrale
sarà quello dell’immaginazione, stimolata attraverso esplorazioni, improvvisazioni .
condutoori Rosa Merlino ( per la danza) , Salvo Complicazioni (per la musrica )
presso Spazio Home  , San Giovanni Rotondo

• attività performative e installazioni
– “Flora Scenica Spontanea”, ( pittura,danza e musica) nata dalla suggestione nella ricerca per
Daphne, immagina la dimensione di una natura/vegetale come uno spazio densissimo abitato da una
natura rigogliosa nel cui seno si annida quel pensiero magico e sacro che è all’origine del rito e del
teatro. Una libertà della “forma” che che si trasforma, moltiplica e sviluppa in dinamiche e
cromatismi spontanei. Dal lavoro del pittore-scenografo Alessandro Giuliani una creazione a più
mani con la danza di Arianna Di Palma e le musiche originali di EcoVanaVoce con Fabio Lorenzi,
Paolo Fontana, Carlo Gizzi, Emanuele Bertolini.

– “CON fine”, (fotografia,danza e poesia) sottintende l’idea di spazio, poi che questo sia reale o
immaginario, poco importa. I confini mutano e dividono lo spazio e non sono pure e semplici
barriere: sono anche l’interfaccia tra i luoghi che separano e come tali sono soggetti a pressioni
contrapposte e perciò fonti di conflitti e tensioni.. Il confine protegge – o almeno così si vuole credere
– dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle situazioni che ci spaventerebbero e ci renderebbero
vulnerabili. I confini danno sicurezza. … impongono forma e ordine al caos, rendono il mondo
comprensibile e vivibile… lo rendono conosciuto e “ordinario”. Sono la trasformazione dello
spazio unitario (il paesaggio) in spazio parcellizzato (del possesso). E qui entra la poetica di Giorgio
Caproni per cui il “confine”mette in luce ancora di più le crepe di una esistenza ordinaria :
l’inadeguatezza del confine, il suo limite, non solo fisico ma anche della mente e della conoscenza,
esprime il senso della caducità della forma e dell’azione umana . Una lavoro per la VI edizione di
Castelnuovo Fotografia con Rosa Merlino e Luca Piomponi (danza) , Luna Marongiu(azione/parola).

– “Luminoso Meriggio”, (Canto,danza ,teatro, musica, paesaggio e archeologia ) in collaborazione
con il Parco Archeologico di Selinunte , una retrospettiva dedicata alla trasformazione dei paesaggi e
delle comunità, partendo dalla storia millenaria dell’antica Selinunte. Quattro eventi dedicati al
meriggio di una civiltà tra le più fiorenti del Mediterraneo attraverso le performance di artisti che
si sono distinti per la originalità e l’interdisciplinarietà delle proposte . Lo spazio dell’Acropoli,
diventa il luogo in cui si incontrano storie, linguaggi e si realizza /manifesta la mutazione di un tempo
antico in un tempo presente, contemporaneo.

– “Il cieco e il suo nemico” (Performance con professionisti e non) Il cieco incontra il suo nemico
più insidioso: lo spazio. Il ritmo , le parole e i suoni, diventano la sua guida sulla quale lasciare liberi
intuito e istinto. Il vedente, a sua volta, chiude gli occhi e attiva i sensi. La performance chiude un
percorso di ricerca, di studio, di confronto luce/ buio. I corpi abitano lo spazio, la danza è incontro-
scontro, è istinto e ascolto. La parola assume , oltre il suo significato, il valore del ritmo battente . I
respiri sono le pause. Ciechi e vedenti uniti, abbracciati nel ballo, nel suono, nello spazio e nella
grande narrazione del mito. La performance sarà ospitata negli spazi messi a disposizione dall’
U.C.I..I. e dall’Istituto per ciechi S.Alessio, a Roma , nel quartiere popolare di Tormarancia.
In collaborazione con il corso di tango argentino per non vedenti Tango Fog.