RUJNI _ 2018

RUJNI

musica e libretto di e con Carlo Muratori
coreografia Rosa Merlino
con tre danzatori e un musicista

coproduzione Contemporaneo Sensibile – Estreusa

 

Le macerie accumulate dalla storia recente e le rovine nate dal passato non si assomigliano.

Vi è un grande scarto fra il tempo storico della distruzione, che rivela la follia della storia (le vie di Kabul o di Beirut), e il tempo puro, il tempo in rovina, le rovine del tempo che ha perduto la storia o che la storia ha perduto” Marc Augé

La ricerca di Luigi Lombardo in “Catastrofi e storie di popolo” hanno portato a “risentire” i cunti del dolore e riproporre le “antiche storie cantate di cataclismi e disastri naturali in Sicilia”… stessa violenza, sismica e non solo, oggi in altre terre, e tante altre violenze per inimmaginabili guerre ed esodi, perpetuano il senso del dramma vissuto e lo dilatano nel tempo.

Un progetto nato grazie alla collaborazione e alla passione di Carlo Muratori: al centro c’è la Voce, quella sua, forte e fluida, che grida, attraverso l’immutabilità di quel dolore, l’ira di oggi. Ma lo spazio, lo scenario, il tempo è danza.

Il persistere del ricordo della tragedia nella tradizione orale , anche se le catastrofi sono naturali o di natura socio-economica, hanno sempre influenzato canti e “storie” del popolo. Quelle siciliane non si limitano ad essere testimonianza di quanto profondi siano stati i mutamenti apportati dal terremoto ai luoghi, ma alludono e quanto grave sia la perdita della loro riconoscibilità.

Le immagini che in questi giorni ci vengono proposte continuamente da tv e web ci raccontano di altri terremoti, di altre ferite, di dolore e paura delle popolazioni coinvolte. Immagini di distruzione, ammassi di rovine indistinte a fare da sfondo alle facce sconvolte di quella gente.

Quannu la gran putenza Iddiu si smovi
e fa trimari la mala natura
se un ditu di sua manu sulu movi
trema la terra, lu celu si scura.

L’Apocalisse in lingua siciliana; metricamente perfetta, mette paura!

La musica è già parte di quei versi; mentre li leggevo cantavano da soli; si trattava solo di liberarla dalle pieghe del tempo. Le parole ardono come tizzoni e il fuoco della terra urla il suo ingrato compito .… Carlo Muratori

Il tempo della rujna va oltre la constatazione delle epoche e del tempo, delle città e dei paesaggi… una sorta di monito e di invocazione alla vita . Forse perchè le rovine riescono ad uscire dal gioco folle del mondo contemporaneo, a sottrarsi alla spettacolarizzazione, sfuggono al “tempo reale”, alla “diretta”, e risvegliano la “coscienza della mancanza” . Quella stessa coscienza che induce gli artisti, a ricercare, costruire e ri-costruire, inventare e provare – in ogni momento – il tempo “nuovo”.