MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali MDA PRODUZIONI DANZA in coproduzione con CDE Centro Drammaturgia Europea CapuAntica Festival
Ulisse‚ il più scaltro tra gli eroi‚ capace di trovare soluzioni all’inestricabile‚ di raggirare‚ di ingannare‚ semina odio ma ne è anche il bersaglio‚ ora per il rancore del Sole Iperione ora per quello di Poseidone.
Con un sottile inganno si era presentato al ciclope Polifemo col nome di Nessuno. Meglio avrebbe fatto a restare nell’anonimato. Odisseo non può rinunciare a rivelare il suo vero nome‚ è l’eroe del kléos‚ della fama. Questo atto di hybris‚ di tracotanza‚ gli costerà la maledizione implacabile di Polifemo‚ che Poseidone‚ suo padre‚ solerte vendicatore‚ ascolta: ad Itaca “tardi‚ male ci arrivi‚ perduti tutti i tuoi compagni‚ su nave altrui‚ trovi in casa sciagure”. La condanna piomba su Ulisse violenta come il masso scagliato dal ciclope.
Paladino della mêtis‚ l’astuzia‚ Ulisse inaugura l’eroe nuovo‚ non più espressione di forza e di nobiltà‚ ma uomo che deve trovare in sé le risorse per superare le mille difficoltà che il fato riserva; uomo della vita‚ non rinuncerà all’esperienza come strumento di conoscenza. Vincente è la sua intelligenza‚ garanzia del suo ritorno.
Lo ritroviamo‚ poi‚ combattuto dal dilemma scaturito dall’allettante offerta della divina Calipso: restare con lei da immortale‚ eternamente giovane ma nascosto‚ senza gloria‚ inghiottito nell’oblio o partire. Nuovamente sceglie la fama. Un’esistenza mortale degna dell’eroe‚ coronata dalla rimembranza è migliore di un’immortalità anonima: è pronto ad affrontare ogni fatica‚ ogni sofferenza pur di ritornare e ritrovare se stesso. A proteggerlo Atena‚ dea dell’intelligenza‚ costantemente al suo fianco.
Ma il suo viaggio è accompagnato da importanti donne che segnano l’avventura dell’eroe‚ presenza solo citata ed evocata: Calipso‚Circe‚ Nausica e Penelope‚ la stessa Athena: un universo femminile che‚ potremmo dire‚ rappresenta il “giro di boa” del viaggio‚ occasioni per ribadire con fermezza la volontà del ritorno. Necessarie e potenti‚ donne ospiti‚ rifugio‚ talamo e memoria dell’uomo‚ custodi della sua integrità.
Eppoi c’è la tempesta: il momento del disordine e dell’impeto da cui riprendere nuovamente il viaggio. E’ il caos che riduce e spezza il disegno‚ l’insania benefica che misura l’uomo e la sua temperanza. E’ il farmaco ad ogni prevedibile sviluppo.
In un emblematico viaggio verso la conoscenza e la ricerca di se stesso‚ che da ogni tempesta ricomincia‚ Ulisse è l’attore disincantato di un mondo ormai fattosi ingannevole e sleale: eroe della conoscenza‚ inattuale in un’ epoca in cui il viaggio è‚ prevalentemente‚ un trasferimento da un luogo ad un altro e in cui si confonde l’informazione con l’esperienza. Non ci sono costumi‚ religioni e genti da indagare in un’era che ingloba tutte le diversità in una sola civiltà‚ tutti gli ordini in un unico ordine.
Tutto si consuma in un circolo molto esclusivo‚ una setta‚ forse una comunità di eletti che praticano un gioco di regole complesso e sospetto: ora Proci‚ equipaggio‚ convitati‚ giocatori di biliardo…. Un rapido Maggiordomo‚ quasi Hermes‚ segue la pratica trasformandola in rito. Le gesta e le ragioni dell’epica sono affidate ad una presenza generosa quanto esiliata di un “non giocatore” e alle rievocazioni di una fida “polena” che tanto ha condiviso e visto attraverso gli occhi del suo comandante Odisseo.
Un ritmo altro è l’indovino Tiresia‚ vaga cieco in un mondo svuotato dal presagio‚ dall’intuizione‚ privato dell’accostamento di segni e simboli. Infine l’uomo‚ scettico‚ crudele‚ tronfio di una realtà confezionata a misura‚ bestemmiatore di luoghi comuni raccolti in storie di altri‚ carnefice della memoria‚ privo di qualsiasi fede‚ e ” rappresentatore”.
sugnu di itaca………………….
non assimigghiu a li dei nè pì furma nè pì biddizza
si canusciti un’omu
chi porta un pisu di svintura senza fini
a chiddu io c’assimigghiu
e non sacciu vidiri cosa cchiù bella di la me’ terra.
sugnu odisseo‚ figghiu di laerte
sugnu unu distinatu a moriri
cantatu pì ogni sorta d’ingannu.
di Francesca Aleandri
Le radici mediterranee con i loro suoni e colori‚ che ritroviamo nelle principali produzioni artistiche di Aurelio Gatti‚ da Minotauro a Orfeo de’ Pazzi a Tango guappo‚ portano alimento anche alla sua nuova creazione. Così‚ come ad ogni appuntamento‚ si rafforza il suo stile‚ frutto di una lunga e assimilata fusione‚ e non solo commistione‚ di linguaggi. La musica‚ eseguita dal vivo‚ qui addirittura a momenti parrà offrire la voce alla scenografia‚ mentre la danza si allontana dalle figure consuete per far propri i gesti poetici del mimo e quelli decisi del dramma.
Apprezzato anche come “artigiano” nell’ideazione degli allestimenti‚ Aurelio Gatti predilige materiali vivi e antichi come il legno e la tela‚ che la sua fantasia da cantastorie modella creando personaggi anche da oggetti inanimati. Come non farlo proprio dalla nave di Ulisse‚ che occupa la scena e che si trasforma‚ magicamente‚ persino in un imponente costume della cantante. Ma pochi tocchi bastano anche per trasportarci dalla tempesta in mare ad una sala da biliardo‚ luogo simbolico in cui si gioca la partita di Ulisse. Infatti questo è il teatro di Aurelio Gatti: il Circo per parlare di Rossini e del suo mondo‚ il manicomio per Orfeo ed ora uno strano circolo con stecche da biliardo‚ giocatori‚ avventori e camerieri che ci ricordano la forza degli eventi e il loro inarrestabile progresso. Le antiche lingue dell’Italia del Sud narrano la vicenda dell’eroe e così in “Nuddo” riconosceremo “Nessuno”
La collaborazione con creatori di ogni linguaggio artistico‚ si esprime nel Progetto Odisseo attraverso l’ormai consolidato rapporto con i compositori Patrizio Marrone e Fabio Lorenzi‚ che affiancano suggestivi brani originali agli arrangiamenti di musiche colte e popolari.
In scena un collaudato organico di solisti‚ ormai tra i più apprezzati e invidiabili per il loro affiatamento‚ per la loro capacità di giocare in una creazione che si fa collettiva e nuova ad ogni rappresentazione. La compagnia‚ infatti‚ presenta da molti anni‚ cosa non usuale nel panorama coreutico italiano‚ un nucleo stabile che ha potuto così far proprio il particolare linguaggio e stile di Aurelio Gatti.
Un progetto di danza‚ musica e teatro che nasce dalla collaborazione con il CapuAntica Festival e il Centro di Drammaturgia Europea ‚ organismi impegnati nel sostegno e nella promoziome della produzione contemporanea all’interno di spazi monumentali e archeologici.
MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali
MDA PRODUZIONI DANZAODISSEO
delle Donne e della Tempesta
da Omero e Leonardo Da Vinciideazione, drammaturgia e coreografia
Aurelio Gattitrasposizioni in siciliano
Cinzia Maccagnanoprogetto musicale
Fabio Lorenzipercussioni
Massimo Carranoscene e costumi Capannone Moliere
disegno luci Stefano Stacchinidanza
Gianna Beduschi, Monica Camilloni,Paola Bellisari, Giuseppe Bersani, Annalisa D’Antonio, Eugenio Dura
Lucia Guadagno, Gioia Guida, Giovanni Palmieriparola
Ernesto Lama
Cinzia Maccagnanocanto
Ilaria Patassinie con
Massimo Carrano
esecuzione dal vivo ECOVANAVOCE
Fabio Lorenzi, chitarra
Paolo Fontana, viola da gamba
Roberto Nobilio, clarinettoassistente regia Rossella Caniglia