CORPI DALLA CITTà DI K

CORPI DALLA CITTà DI K 

p r i m a n a z i o n a l e per Una Danza in Sicilia sa 27 aprile teatro del mela do 28 aprile nuovomontevergini Palermo

La parola come un viaggio lungo e doloroso attraverso il vuoto e la solitudine‚ il corpo per significare il senso di abbandono e il confrontarsi con identità violentate‚ la musica per perimetrare infinite domande a cui non c’è risposta …..eppoi l’opera di Agota Kristof che implica il tuffarsi nell’universo ovattato e spesso irreale delle favole‚ di quelle che non fanno dormire e che ti entrano dentro riproponendo in maniera ossessiva e cantilenante un segreto messaggio. Immagini‚ frasi spezzate‚ atti ..un susseguirsi di racconti magici come quelli che accompagnano i sogni dei bambini ma anche specchio che riflette vizi e virtù delle società di tutti i tempi.
Favola in odore di tragedia quando abbandona ogni contesto fisico o geografico: le vicende si svolgono in luoghi senza nome (La Grande e la Piccola città) e senza tempo‚ le cose accadono senza un evidente perché. Si susseguono e basta….abbandoni‚ morti tragiche‚ incontri imprevisti‚ trasformazioni‚ iniziazioni‚ crudeltà e speranze.
Il fatto che avvengano non fa storia e neanche umanità.

Non c’è stata alcuna infatuazione o suggestione nel progettare “CORPI dalla città di K” ‚ anzi tutto è precipitato come urgenza per affrontare e “tirare fuori” il male assurdo contemporaneo : la “menzogna” che distingue e caratterizza la nostra epoca‚ che inquina ogni emozione‚ rapporto‚ ambito ed inevitabilmente ogni prospettiva. Menzogna ingigantita da un ostentato realismo utilizzato come farmaco per affrontare la vita‚ menzogna dell’emergenza quando si poteva evitare‚ menzogna dei tempi singolari come legittimi e prevaricatori sul grande tempo – quello comune…. Prima di ogni analisi relazionale o sociale‚ la menzogna è l’argomento di questa messa in scena in quanto trasfigurazione di ogni verità e di ogni tempo: passato – attraverso i suoi revisionismi / presente – reso estraneo perchè transitorio e futuro – svuotato di ogni aspettativa.
La lucidità amara e sospesa della Kristoff‚ affine all’arcaico disincanto dell’Ecclesiaste‚ non induce alla negazione di ogni valore per cui valga la pena di vivere e “affaticarsi sotto il sole”…. piuttosto suggerisce la necessità di affrancarsi dal contesto in cui si formulano regole che non educano alla vita ma alla sopravvivenza.. già .. e in questo la menzogna che una regola possa “salvaguardare” dall’assenza di vita…. confondendo la pratica della regola con la vita stessa….

In scena due Gemelli. Una Vecchia nonna e il suo doppio e una donna di servizio.
Un interno fatto di pochi oggetti domestici‚ una serie di riti‚ una serie di abitudini degli altri‚ – l’ufficiale masochista‚ la ragazzina deforme e ninfomane‚ la crudeltà degli altri bambini‚ la Fantesca ‚ una serie infinita di regole‚ una serie di atti… Tutto scorre con sorprendente indifferenza per gli abitanti della casa ‚ ad eccezione che per la domestica.
I due giovani dall’essere doppi‚ gemelli‚ inscindibili‚ risultano essere rafforzati e preservati …. La loro unione è una corazza che niente può scalfire.

Dividerli significa ucciderli.
La Nonna ‚ piccola e magra. I suoi vestiti sono grigio scuro. Porta dei vecchi scarponi militari. Il suo volto è coperto di rughe‚ macchie scure e porri da cui spuntano peli. Non ha più denti‚ almeno visibili …è doppia nella messa in scena… perchè non è stata sempre così‚ forse prima era altro‚ giovane‚ forse incantata….
Eppoi la badante-domestica‚ necessaria testimone‚ diario dialogante e già ella stessa candidata al fondamentalismo della “regola”. La regola che sembra creare simmetrie e convergenze‚ causa ed effetto‚ immutabile procedere… madornale menzogna. La vecchia non è la dispensatrice di regole‚ la sua forma è coerenza‚ agisce speculare all’intima natura dei due giovani‚ non educa‚ casomai corrisponde.
Educare ed educarsi alle forme della vita sembra ridursi al lasciarsi andare a quella dinamica propria dell’avvenimento… e molti si accontentano di questa condizione. Queste e tante altre istanze arrivano al palcoscenico di CORPI‚ forse con l’amara consapevolezza che la menzogna non è imposta‚ ma è il massimo dell’invenzione umana per convivere con una esistenza in cui ci si è comparse di vite altrui. 



MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Sicilia

MDA Produzioni Danza

CORPI
DALLA CITTÀ DI K

drammaturgia e coreografia
AURELIO GATTI

con
CARLOTTA BRUNI
ROSA MERLINO
LUNA MARONGIU

e
VALENTINA CAPONE

musiche
Antonio Vivaldi
Violin Concerto in E minor

scena e costumi
Capannone Moliere