CLITENNESTRA, IL PROCESSO

CLITENNESTRA,
IL PROCESSO

scritto da Alma Daddario
con Carlotta Bruni Matteo Gentiluomo, Rosa Merlino
Luca Piomponi Paola Sayeste Aygul Saribas

e
VALERIA CONTADINO
regia Sebastiano Tringali
scena CapannoneMoliere
costumi Marina Sciarelli Genovese
direzione Aurelio Gatti

una produzione
MDA Produzioni Danza

nell’ambito del progetto
Primigenie e (tras)formazioni

in collaborazione con
Festival Teatro Romano di Volterra
e Teatri di Pietra

 

Clitemnestra è passata alla storia, grazie alle descrizioni di Omero (Odissea) ,di Eschilo (Orestea), di Euripide (Ifigenia in
Aulide), tutte figure maschili, come il prototipo della donna infame, il mostro che ha commesso l’orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato dalla guerra. La donna che dà libero sfogo alle proprie passioni , un modello di donna opposto a quello
di Penelope, sposa di Ulisse, che aspetta il ritorno del marito mantenendosi a lui fedele. Questa lettura, tutta al maschile,  delinea solo una parte del profilo di questa figura “inquietante” della mitologia greca .
Nella ri-scrittura di Alma Daddario la vicenda viene tradotta in una polifonia di condanna : tutte le voci del mito, Cassandra, Agamennone, Oreste ed Elettra intervengono – ora carnefici, ora vittime-per confermare una sentenza/giudizio già scritta. Il senso comune, l’opinione diffusa si fanno coro – strumento e amplificazione – di un verdetto esemplare che contrappone le azioni maschili da quelle femminili, riconoscendo legittimità alle prime e condanna alle seconde.
Nella messainscena, in forma di teatro e danza e musica, Clitennestra non cerca assoluzioni, non si giustifica per le azioni compiute, ma ripercorre ogni istante dello sgomento per la violenza subita, provata, vissuta …. prima come giovane sposa e madre, poi come madre e regina, infine come regina e donna. Sgomento infine per una esistenza/resistenza fatta di isolamento e di incomprensione.
Il destino di Clitemnestra, figlia di Leda e Tindareo, era segnato fin dalla nascita da una maledizione di Afrodite che l’aveva condannata, assieme alla sorella Elena, ad essere adultera. La giovane Clitemnestra fu data in sposa al re di Pisa, città del Peloponneso, Tantalo, e da lui ebbe anche un
bambino.
A questo punto le vicende umane di Clitemnestra ed Agamennone si incrociano. Agamennone, re di Micene, mosse guerra a Pisa: la conquistò e uccise Tantalo. Ma la sua ira non si fermò qui, prese il bambino che Clitemnestra stringeva al seno, e lo scagliò contro una roccia, uccidendolo.
Clitemnestra fu dunque vittima di una delle più turpi violenze, e costretta a divenire moglie dell’assassino di suo marito e di suo figlio.
Da Agamennone ebbe quattro figli: Ifigenia, ( , significa “nata da violenza”.) che fu la sua Ἰφιγένεια sola consolazione, Crisotemi, Elettra e Oreste. Ma la vicenda si complica ulteriormente. Dopo il rapimento di Elena, quando i principi dell’Ellade si riunirono nel porto di Aulide per salpare alla volta di Troia e dare inizio alla guerra, il vento non si alzava costringendo la flotta a restare ancorata nel porto. Agamennone decise di sacrificare sua figlia Ifigenia. Malgrado le suppliche di Ifigenia e
quelle di Clitemnestra, la ragazza venne sacrificata.
All’interno di questo mito, la figura centrale, Clitemnestra, compie una progressiva trasformazione:
da vittima della violenza di Agamennone, a giustiziere e carnefice dei torti subiti. Nasce come “vittima” che subisce, per la morte del marito Tantalo e del figlioletto, poi l’inganno e successivamente l’uccisione dell’amata Ifigenia, subisce il tradimento con la “preda di guerra” Cassandra. Motivi per odiare ne aveva , e Il dolore per la perdita dei figli diventa un tormento insopportabile e la mente trasforma il dolore in un odio feroce, senza limiti. Prima il tradimento con Egisto ,poi l’istinto omicida prende il sopravvento sulla ragione. Non le basta la morte del marito, la sua furia si scarica anche verso l’incolpevole Cassandra e sui gemelli avuti, cerca di uccidere anche il figlio, ma Oreste viene salvato dalla sorella Elettra e condotto in Focide.
Clitemnestra è una donna infelice, il suo non è un matrimonio d’amore ma l’imposizione della legge del più forte. Subisce la violenza più atroce che si possa sopportare, l’uccisione dei figli sotto i propri occhi, partecipando, da madre, ai loro gemiti di morte. Non c’è nessuno che la difenda o prenda le sue parti. E’ sola con la propria disperazione. Così si fa giustizia da sola. E’ un’assassina, e come il pensiero “comune” richiede, non può essere assolta …. . Ben diverso sarà il verdetto su Oreste, il matricida, che viene perdonato del suo orribile delitto con una sentenza incredibile: “non è la madre la generatrice di quello che è chiamato suo figlio, ma la nutrice del germe in lei seminato, il generatore è colui che ha seminato”. … e il caso Clitemnestra deflagra oltre il giudizio e gli aspetti razionali per diventare mito.

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