MINOTAURO

MINOTAURO

27 luglio 1997‚Castello ODESCALCHI‚ Bracciano-Roma

MINOTAURO
In cooproduzione con MAGNAGRECIA FESTIVAL 2000

Nell’affrontare la messa in scena‚ ci si è lasciati condurre da alcune interpretazioni affascinanti che al principio del novecento sono andate a formularsi intorno al mito del Minotauro. A Jorge Luis Borges dobbiamo una curiosa riflessione al proposito: “In realtà più che un mostro‚ il Minotauro è un freak: Riunisce in se parecchie caratteristiche diverse e contraddittorie‚ ha qualche cosa di animale‚ di umano e di divino‚ commette crimini orribili‚ ma al tempo stesso è come innocente…”. Inoltre poeti e pittori surreali saranno affascinati non solo dall’immagine del labirinto‚ ma anche della presenza del Minotauro. Tra tutti ci riferiamo al pittore Andrè Masson‚ che ha disegnato ne L’anatomie de mon universe‚ un labirinto dotato dell’entrata ‚ma non dell’uscita. “Ha un centro‚ questo si. L’uscita è la morte. E’ il Minotauro: ha inizio da Arianna‚ dalle sue ginocchia semiaperte. “Per lui Arianna é la vergine‚ la donna salvatrice e trappola al tempo stesso‚ quasi teleguidata dal Minotauro. Non ultima l’opera di Julio Cortazar‚ che ne I Re identifica in Arianna la prosecuzione ideale dell’accoppiamento primogenito ( Europa e il toro Zeus‚ Pasifae e il toro di Poseidone ) assegnando all’atto della consegna del filo non un gesto d’amore per Teseo quanto il desiderio dopo la sconfitta di quest’ultimo di ricongiungersi con il fratello. Per Teseo figura centrale collegata al mito del Minotauro‚ ci si è affidati soprattutto al romanzo di Gide “ Thésée “ in cui il tema del condizionamento e della necessità del Destino Regale‚ riconduce questo nuovo eroe alla più alta tradizione tragica greca. Teseo eroe della superficie‚ del presente e dell’azione che in Gide si interroga malvolentieri‚ è maldestro nella conversazione‚ e che Dedalo consiglia di non lasciarsi imbrigliare dai lacci del pensiero‚ in Cortazar arriva ad esclamare: “Tacete filosofi. Non appena colmerete di ragioni il mio coraggio‚ mi metterò a tremare”‚ per urlare infine al Minotauro morente‚ e quasi sfiorando il grottesco: “Taci! Muori almeno tacendo! Sono stufo di parole‚ cagne assetate! Gli eroi odiano le parole.”. Per noi‚ la questione centrale sta nell’attribuzione di un linguaggio straordinario‚ proprio ed autonomo al Minotauro‚ affinché questa figura si elevi dall’esclusiva condizione di specchio delle paure umane. E’ per questo che il Minotauro esiste‚ non in quanto parola‚ che ne esalterebbe la sua metà umana‚ neppure come pura fisicità‚ con il rischio di evidenziarne la parte bestiale. Il nostro Minotauro è il grande sentimento di solitudine e di diversità‚ e il suo linguaggio è la musica: nei percorsi sconosciuti del labirinto non può intendere cosa sia l’amore o l’odio‚ non potrebbe comunque sperimentarli; i suoni e le ombre che l’accompagnano sono simili a se stesso e nulla può far presumere che il diverso sia lui e non quelle strane creature che annualmente gli vengono consegnate. Il sentimento che si genera all’esterno della sua straordinaria solitudine‚ il misto di repulsione-odio‚ come di attrazione-amore‚ investe tutti i protagonisti della vicenda: Minosse quanto Teseo – re nell’esercizio del potere‚ Creta quanto Atene – città principe di una civiltà in espansione‚ le divinità in gioco – artefici di arcani destini. Ed infine la vergine Arianna‚ forse unica nel comprendere quel linguaggio ed in grado di annuire a quel destino tramandato da madre a figlia. Ed è nell’incontro con Teseo l’estremo riscatto del Minotauro‚ forse desideroso di comunicare e nell’incomprensione del suo gesto‚ deciso ad annullare‚ attraverso la propria morte‚ un maleficio che lo aveva reso tanto protagonista quanto vittima.

Il mito del toro‚ diffuso in diverse forme in tutto il bacino del Mediterraneo‚ a Creta ha acquisito una considerevole rilevanza. Per sedurre la giovane e bella Europa‚ che giocava con le sue compagne sulla spiaggia di Sidone‚ Zeus si trasformò in un magnifico toro di un bianco scintillante. Dapprima spaventata‚ la fanciulla a poco a poco acquistò coraggio‚ di fronte alla mitezza del bell’animale. Iniziò ad accarezzarlo‚ poi a coccolarlo‚ ed infine lo montò. Allora Zeus toro si precipitò verso il mare‚ e‚ nuotando vigorosamente‚ portò la preda-consenziente nell’isola di creta‚ dove si unì a lei. Dagli amplessi con il dio‚ Europa ebbe tre figli‚ di cui uno‚ Minosse‚ divenne il re dell’isola. Zeus dal canto suo‚ volendo ringraziare la razza taurina per avergli prestato le sue sembianze‚ mandò il toro tra le costellazioni. Minosse‚ in ricordo della propria nascita meravigliosa‚ venerava particolarmente i tori. Mentre onorava Poseidone‚ gli promise di sacrificargli il toro che il dio marino avesse fatto nuovamente sorgere dalle onde. Ma l’animale che apparve d’improvviso sulla spiaggia era talmente bello che Minosse non seppe decidersi ad ucciderlo‚ mantenendo così la sua promessa. Allora Poseidone rese furioso l’animale che devastò tutto il paese. Gli uomini lo temevano e fu proprio mentre lo inseguivano e lo combattevano che furono inventati i giochi tauromachici. Tuttavia‚ la stessa moglie di Minosse‚ Pasifae‚ subendo‚ forse di riflesso‚ l’antica passione di Europa‚ sua suocera‚ iniziò a nutrire per il maestoso toro una violentissima colpevole passione. Tentò di sedurlo‚ ma il toro divino disdegnò la sua bellezza. Allora la regina chiese all’architetto Dedalo di costruire un’effigie di giovenca talmente perfetta da ingannarlo. S’infilò all’interno del simulacro e ricevette il seme del maschio conquistatore. Da quell’unione nacque il Minotauro. Nello stesso tempo il toro di Poseidone continuava ad affliggere Creta e si dovette attendere Eracle per sconfiggerlo… Il figlio di Minosse‚ Androgeo‚ giunse ad Atene per misurarsi con i giovani ateniesi nei giochi tauromachici‚ ma rimase ucciso. Suo padre‚ pazzo di dolore‚ accusò gli ateniesi di quell’omicidio‚ e‚ come espiazione‚ impose ai greci di inviare a Creta tutti gli anni sette fanciulli e sette fanciulle da sacrificare al Minotauro‚ mostruoso rampollo di Pasifae rinchiuso nel labirinto di Dedalo. Compare alla fine Teseo‚ eroe ormai affermato‚ che‚ schierandosi con gli ateniesi‚ sconfigge il Minotauro. Ci si potrebbe chiedere come mai Minosse non abbia fatto uccidere subito dopo la nascita il Minotauro‚ mostro dal corpo umano sormontato da un’enorme testa di toro e frutto ibrido degli insani amori bestiali della moglie. Il fatto è che il re dal carattere doppio come il labrys‚ crudele e debole‚ ingenuo e intelligente‚ era totalmente assoggettato a sua moglie. Per questo “labirinto” significava originariamente il palazzo della doppia ascia (labrys) e questa stessa arma rappresenta la doppia mezzaluna delle corna del toro. Il re di Creta preferì nascondere il mostro in un universo sotterraneo e pacificarlo con sacrifici umani: Il Minotauro si nutriva dunque della carne dei giovani ateniesi. Nel mito greco Teseo s’impegna dunque a sconfiggere il Minotauro e‚ essendo domatore di tori‚ non dubita del proprio successo. Arianna figlia di Minosse e sorella del Minotauro‚ lo vede sbarcare e s’innamora di lui‚ tradendo il fratello.


MDA Produzioni Danza
In cooproduzione con MAGNAGRECIA FESTIVAL 2000
MINOTAURO

regia
LELIO LECIS

coreografia
AURELIO GATTI

musiche originali
GERMANO MAZZOCCHETTI

Scene
CAPANNONE MOLIERE
Costumi
FRANCESCA MICHELETTI

con
TONI CANDELORO‚ Teseo
GIANNA BEDUSCHI‚ Arianna
MONICA CAMILLONI‚ La vergine del sacrificio
LUISA LAZZARO‚ La vestale
ANGELO GIANNELLI‚ Minosse
GIOIA GUIDA ‚ Europa‚ Pasife
PAOLA BELLISARI‚ L’urlo della terra
GIORGIO NAPOLITANO‚ Androgeo
GIUSEPPE BERSANI‚ Il gran sacerdote

e la partecipazione
ANTONIO PELLEGRINO
Minotauro
SEBASTIANO TRINGALI /GIANCARLO CORTESI
Dedalo 

Maschere
LUCIEN BRUCHON
Suono
STEFANO SIMONELLI